Gomel (Bielorussia) agosto 2002

Non si puo’ dire che il treno Kalinkovic-Gomel sia molto veloce ne’ troppo pulito, ma puntuale lo e’ davvero. Alla stazione di Recitza - la fermata piu’ importante del tragitto - arriva e riparte in pochi minuti, scaricando e caricando un numero di persone proporzionali all’importanza del luogo. Ci ritroviamo in mezzo a due ubriachi, vecchie che tornano dalla dacia in campagna, belle figliole che vanno all’universita’ e ragazzotti che ascoltano musica da un lettore cd di chiara provenienza europea. Due biciclette: la prima parcheggiata davanti alla toilette, la seconda direttamente in vettura. La giornata e’ proprio bella: quasi un’ora e mezza per coprire poco meno di 50 km. Prima di entrare in citta’, sulla nostra sinistra, una montagna altissima e candida alimentata da vagoncini appesi a tralicci: immondizia ci dicono, ma, affinando un poco la traduzione, arriviamo ad un piu’ preciso: residui di lavorazione di una fabbrica di prodotti chimici. In tutti i modi sembra il Monte Rosa visto da Vercelli, altissimo e splendente - ma questo e’ artificiale sia nella forma che nella materia -.

La stazione si apre in una grande piazza dove uno striscione pubblicizza un incontro internazionale di hockey su ghiaccio: squadre russe e bielorusse ma anche il Grenoble che, con la riapertura del tunnel del Monte Bianco, non e’ molto distante da casa nostra - cosi’ spieghiamo ai nostri -. In un angolo della piazza c’e’ Pavel detto Pasha, amico della Yulia: e’ la nostra guida per la visita alla citta’.

Ero stato a Gomel altre volte ma non d’estate in una giornata cosi’: limpida e piacevolmente ventosa. Dopo un po’ di giri per strade e negozi
- Pasha e’ stato molto orgoglioso di mostrarci un grande emporio “tutto per la pesca”, con due trofei uno di cinghiale, l’altro di alce - , finiamo al Teatro Drammatico. Di fronte c’e’ l’entrata principale del magnifico parco cittadino: calcoliamo, 80.000 metri quadri di querce, ippocastani, tigli, aceri, popolato di scoiattoli europei dalla coda rossa. Entriamo. Non ne usciremo che alla sera. Il parco si sviluppa sulla riva destra del fiume Sodg. Sulla sponda opposta (ci si arriva a nuoto o attraverso un ponte pedonale altissimo), una lunga spiaggia di sabbia finissima serve a prendere il sole e a fare il bagno.

Pasha e io, unici uomini, entriamo nella chiesa ortodossa vicina all’entrata del parco. Le femmine, senza velo, non sono ammesse. Si sta celebrando un matrimonio. La chiesa e’ bellissima con una grande iconostasi e affreschi su tutte le pareti, anche all’interno della cupola. Il Padre officiante, con regolamentare barba ortodossa, canta con voce basso-baritonale, gli risponde il popolo (poco per la verita’) diretto da due beghine con velo scuro legato sotto la gola. La mia prima visita ad una chiesa ortodossa. Non oso neppure muovermi, Pasha, che non sta zitto neppure imbavagliato, continua a distrarmi. All’esterno le donne annoiate scalpitano. Cosi’ ci incamminiamo per il parco dove spuntano i primi scoiattoli. Fuori subito i biscotti. Yulia si occupa di chiamarli con le briciole in mano. I primi due sono timidi e si rifugiano sulle forcelle di rami a guardare sotto. Poi abbiamo sempre piu’ fortuna sino al risultato finale qui documentato. Pasha e’ incontenibile. Oltre al carattere estroverso credo abbia un debole per la nostra Yulia. Vuole che salti fuori una banconota da qualche migliaio di rubli per dimostrarci che il palazzo che ci sta davanti e’ raffigurato su quella carta. Ci muoviamo con la banconota in mano sino quando troviamo il punto esatto di ripresa. Siamo artefici di una grande scoperta artistica. Ci complimentiamo con un Pasha imbarazzato da tanto successo.

Mangiamo i nostri panini all’ombra, con il vento che muove la punta delle piante, vicino al laghetto dei cigni. Dopo un acquoso e carissimo caffe’ all’italiana (Lavazza dichiarano), consumato seduti nel bar al centro del Luna park, ci lasciamo tentare dalle attrazioni locali. La prima e’ una torre alta quasi 200 scalini. Da sopra, oltre a un bel panorama della citta’ e del fiume Sodg, lo spettacolo piu’ emozionante e’ l’ondeggiare al vento delle cime verdissime di migliaia di piante pochi metri sotto di voi. La stessa emozione del volo su una mongolfiera che sfiora il bosco. Scattiamo fotografie ricordo, anche se non c’e’ modo di usare l’autoscatto. La seconda attrazione e’ uno strano edificio dai muri di pietra con il tetto in vetro, adibito a “giardino d’inverno”. Dentro vivono piante tropicali anche di una certa grandezza e pochi uccellini tropicali in gabbia. L’atmosfera e’ calda e umida come in tutte le serre. C’e’ una mini fontana dove si gettano le monete per tornare. Euro metallici e centesimi non ne abbiamo. I rubli bielorussi non prevedono moneta. Anche 1 rublo (1/1800 di euro) e’ di carta e abbastanza grande. Allora non torneremo piu’? E’ inaccettabile. Cosi’ nella fontana finisce un gettone forato (marcato Auchan) che avevamo ricevuto da una guardia al supermercato di Olbia, per utilizzare un carrello. Speriamo che la sorte lo accetti anche con il buco.

Passeggiata lungo il Sodg. Ci accorgiamo dell’andare e venire di un bateau-mouche. Fa una mini crociera di 50 minuti sul fiume. Decidiamo sul momento di imbarcarci. Pasha ci saluta. Si e’ ricordato sul momento di un impegno improrogabile o ha paura dell’acqua? Sta di fatto che scompare in pochi istanti. Rimaniamo in 4 sul ponte superiore. Prima troppo vicino all’altoparlante che manda musica russa a notevole volume, poi ci trasferiamo in coda dove il rumore e’ attutito. Il fiume e’ pieno di piccole imbarcazioni quasi tutte di pescatori. Diversi nuotatori fanno il bagno al centro del fiume (minimo 200 metri di larghezza), dove la corrente e’ piu’ forte. Si risale il fiume sino a superare il punto dove fa un’enorme ansa: sembra di essere in un lago osserva qualcuno. Ludmila racconta, con una punta di nostalgia, del periodo sovietico quando a Recitza era attivo il porto fluviale sul Dnepr - oggi 1 milione di tonnellate di ruggine-. Tutti i giorni un battello veloce portava cose e persone a Kiev (capitale dell’Ucraina) in tre ore. Sono anni che non va piu’.

Scendiamo dal bateau-mouche e ci riavviamo velocemente alla stazione. Voglio arrivare in tempo per la messa nella chiesa cattolica di Recitza. E’ quasi sera e si sente profumo di “sciasclik” i generosi spiedini bielorussi di carne di vitello abbondantemente infarciti di cipolla. Forse li vendono per strada. Non abbiamo piu’ tempo di verificare.

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