Giudicare il mondo

Pollone 17 aprile 2007

Sono un fedele laico come tanti. Decisamente preoccupato dall’attuale clima culturale e dall’omologazione di molti credenti. Mi permetto chiedere un po’ di spazio per sottolineare almeno due tratti fondamentali della cultura cattolica: la “ragione” e il “giudizio sul mondo”, partendo da recenti esperienze personali.

Benedetto XVI ha invitato a Roma i membri della Fraternita’ di Comunione e Liberazione, per festeggiare un importante anniversario. Il 24 marzo 2007, da tutto il mondo, in 80.000, sotto la pioggia, hanno aderito a quel invito.

«Quando il Papa chiama… si risponde», ha ricordato, pochi giorni fa, il Presidente della Conferenza episcopale italiana. Perche’? Esistenzialmente, perche? E’ una questione di ragione.

Nell’Enciclopedia, Diderot scrive: «La ragione e’, in rapporto al filosofo, cio’ che la fede e’ in rapporto al cristiano». La ragione: quello che capisco io, che mi faccio misura di tutte le cose? Ma non fatemi ridere! Ma non prendiamoci in giro! Se fosse questo il criterio di “ragione” saremmo tutti – ancora - trogloditi. L’umanita’ non avrebbe progredito di un passo, saremmo ancora a vivere sotto terra e a fare “muuu” (come dice un mio amico bielorusso). La ragione non e’ una stanza chiusa, ma una finestra aperta sull’infinito. Il vertice della ragione e’ sorprendere che “io”, il punto nodale della storia e del cosmo, sono fatto per l’infinito e niente mi corrisponde totalmente. Niente di finito, puo’ rispondere al mio desiderio di felicita’, di bellezza, di giustizia, di verita’ – il marchio di fabbrica del Creatore - inscritto nel cuore.

Il Mistero si e’ fatto incontro all’umanita’ che invocava il “senso”. Da quel giorno niente e’ piu’ come prima. Il criterio e’ “Altro”. Altro da me. E’ “la Sua volonta’”. La continuazione nella storia di Cristo, scandalosamente morto e inaspettatamente risorto, e’ la comunita’ dei credenti: la Chiesa.

Nel 1970 Josef Zverìna, il grande teologo cecoslovacco, scrisse una lettera ai cirstiani d’occidente, che consegnò a due amici italiani affinché la portassero oltre la cortina di ferro. Il passo fondamentale cosi’ recita:

"E non vogliate conformarvi a questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, affinché possiate distinguere qual è la volontà di Dio, ciò che è bene, ciò che gli è gradito, ciò che è perfetto" (Rm 12,2).
Non conformatevi! Mè syschematízesthe! Come è ben mostrata in questa parola la radice verbale e perenne: schema. Per dirla in breve, è vacuo ogni schema, ogni modello esteriore… Riflettete su queste parole e vi abbandonerà la vostra ingenua ammirazione per la rivoluzione, il maoismo, la violenza (di cui comunque non siete capaci)… Non possiamo imitare il mondo proprio perché dobbiamo giudicarlo, non con orgoglio e superiorità, ma con amore, così come il Padre ha amato il mondo (Gv 3,16) e per questo su di esso ha pronunciato il suo giudizio".

Amare l’umanita’ non e’ dire a tutti che hanno ragione e dialogare graziosamente anche con chi ci vuole morti. Ammazzati dai sostenitori del jihad. Scomparsi dalla faccia della terra con la droga e l’alcolismo della domenica mattina, la distruzione delle famiglie e la disperazione dei giovani, l’aborto, le coppie gay, l’eugenetica e la manipolazione delle cellule, l’eutanasia… insomma, quanto implorato dai radicali e dal New York Times (modernismo e scientismo). Essere cristiani non e’ imitare il mondo ma giudicarlo. Vincere, nel tempo, con volonta’ e intelligenza la creatura naturalistica - che siamo - e trasformarsi per distinguere la volonta’ di Dio: «da una parte con una totale fedeltà e comunione con il Successore di Pietro e con i Pastori che assicurano il governo della Chiesa; dall'altra, con una spontaneità e una libertà che permettono nuove e profetiche realizzazioni apostoliche e missionarie», come ha detto il Papa agli 80.000 sotto la pioggia.

Costante Giacobbe

Commenti

Post popolari in questo blog

Oromezzano e l'Arcangelo Raffaele

Along the Jordan river – Terrasanta 11-15 novembre 2019